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L’elemento distintivo fra la qualità di uomo e quella di animale

La definizione di intelligenza

Il sofisma

tratto da “da Ar a Sir “

Il rapporto fra le entità individuali è un rapporto di forza che si svolge sulla base delle pulsioni naturali (volontà di sopravvivere, svilupparsi, riconoscere, essere riconosciuti, raggiungere il massimo risultato con il minimo sforzo).


Gli individui vincitori, poi, innescheranno il processo selettivo dando luogo a contesti di individui dotati ogni volta della forma vincente (Secondo la mia teoria sulla somatizzazione del volere degli individui, quando un contesto ha in comune una volontà, gli individui che hanno una forma più adatta all’esercizio di quella volontà vincono sugli altri determinando un contesto caratterizzato dalla forma vincente.).


Pertanto – fermo restando che nessuna entità pratica mai il mero odio, perché la natura non l’ha selezionato in quanto inidoneo allo sviluppo – la possibilità di continuare a esistere o di svilupparsi delle entità più deboli resta soprattutto affidata alla capacità di resistere alla prevaricatorietà delle più forti.


Ciò in un regime di contrattualità continua che coinvolge, istante per istante, fin la struttura infinitesimale di ogni soggetto del rapporto contrattuale universale.


Orbene, l’uomo è divenuto tale nel momento in cui un’entità fino ad allora animale ha acquisito un diverso e maggiore momento qualitativo e quantitativo della consapevolezza di poter raggiungere un superiore livello di benessere attraverso il concorrere alla vita e allo sviluppo degli altri individui.


Tale speciale consapevolezza, acquisita in seguito a chissà quali e quanto remoti trascorsi esperienziali, di lì a poco avrebbe dato luogo alle prime categorie mentali dell’intelligenza: forma del conoscere che solo l’uomo possiede e che comparve allora per la prima volta nella storia dell’universo conosciuto.


Successivamente, a un gradino di sviluppo superiore, essa avrebbe dato luogo agli schemi primordiali di quelle forme del conoscere che usiamo definire altruismo, sensibilità, generosità eccetera, che rappresentarono la base per poter procedere alla costruzione di tutte le altre forme del conoscere indispensabili a vivere correttamente l’interrelazione fra individui che appunto, da quel momento, sarebbero stati umani (in Cucciolino, una favola, definisco l’altruismo come la capacità di perseguire la propria felicità attraverso la felicità degli altri).


Da allora, la furberia, forma del conoscere di tipo animale dovuta alla volontà di privilegiare se stessi, che già rappresentava un passaggio di qualità rispetto alla mera prevaricatorietà naturale, andò trasformandosi in qualcosa di diverso che di lì a poco avrebbe assunto le connotazioni tipiche delle forme di intelligenza più avanzate, ovvero di quelle forme del conoscere\culture atte a dar luogo a una speciale percezione, prima delle esigenze altrui, e quindi del livello di contrattualità umanissima e indescrivibile vigente fra esse e le proprie.


  • Avv. Alfonso Luigi Marra

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