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La psicosi cronica, la schizofrenia. La pazzia

tratto da “La storia di Giovanni e Margherita”

Le cause della psicosi cronica e della schizofrenia, e più in generale della pazzia, sono palesi, ma la psichiatria le considera oscure perché essa stessa ne è affetta, come l’intera società.


Le diverse espressioni della pazzia, salvo quelle dovute a cause fisiologiche, sono quasi sempre di matrice culturale.


Basti pensare che la psicosi (alla radice una paura generalizzata di tutto e tutti), nonché quella disgregazione della personalità e alterazione del pensiero che a essa non può che conseguire, che la psichiatria identifica come schizofrenia, sono divenute comuni negli ultimi decenni perché sono tipiche della cultura consumistica, mentre l’isteria, frutto della soccombente cultura patriarcale\repressiva, ha iniziato a tramontare negli stessi anni.


Psicosi caratterizzata da una forte tendenza verso gli altri (amore per il contesto), frustrata però da un limite nell’esercizio dei ruoli.


Limite a causa del quale gli altri, verso i quali l’individuo è fortemente proteso, lo negheranno.


Psicosi la cui entità varierà anche in base al livello di tensione dell’individuo verso gli altri e al tipo e alla veemenza della recriminazione che subirà.


Detto infatti che la vigente paura e sfiducia di tutti verso tutti costituisce già di per sé una forma di psicosi di massa, i ‘freddi’ reagiranno divenendo cinici, indolenti, indifferenti, mentre i partecipativi tenderanno a cadere preda delle forme di psicosi vera e propria.


Avranno una tendenza alla psicosi, in sostanza, coloro che, a causa di un loro limite nell’esercizio delle forme di partecipatività positiva, non riusciranno a ottenere l’agognato riconoscimento, per cui, vedendo frustrate le loro aspettative, scadranno verso comportamenti che, per l’aumentare del loro malessere, saranno sempre meno adatti a farli giungere a quel che vogliono.


A quel punto, negati da tutti e più duramente, se, oltre ad avere una forte tensione verso gli altri e a essere caratterizzati da una particolare sensibilità, siano connotati da una base irrisolta di paura remota legata a fatti particolarmente penalizzanti vissuti nella fase di formazione del carattere, è facile che cadano preda della psicosi.


Sussiste cioè la possibilità che l’individuo divenga psicotico solo se nel suo inconscio vi siano aree problematiche in cui ricadere quando regredisce.


Benché dipenda anche da quanto regredisce perché, se regredisce troppo, finirà per ritrovarsi in zone remote dell’inconscio, dalle quali comunque non riuscirà a gestire le relazioni.


In genere occorre poi anche che il limite espresso dall’individuo sia interpretato dagli altri come colpevole (negligenza di esercitare correttamente l’impegno), perché se è interpretato come incolpevole, non seguirà la recriminazione, sebbene seguirà in un modo o nell’altro una qualche penalizzazione (colpa oggettiva).


  • Avv. Alfonso Luigi Marra

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