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Le due regole fondamentali dell’esistere

tratto da “La storia di Giovanni e Margherita”

Le due forze in virtù delle quali il contesto si svolge sono quella repulsiva e quella attrattiva: l’odio e l’amore.


Il contesto, per potersi sviluppare, necessita innanzitutto che ogni individuo odi gli altri.


Ciò perché gli individui sono tutti indistintamente animati dalla velleità di riconoscimento, cioè dal desiderio di esserci ed essere riconosciuti senza le opere.


Essi insomma vorrebbero immediatamente per se stessi tutto ciò che è possibile avere, a prescindere sia dai meriti che dalla capacità di esercitare i ruoli.


Il che causerebbe la rovina del contesto.


La natura, dunque, ha dovuto selezionare una serie di pulsioni atte a costituire uno stabile sistema di controllo aprioristico rivolto a impedire l’esercizio delle velleità.


Tali pulsioni sono rappresentate dalle infinite valenze dell’odio, cioè dalla gelosia, irosità, vendicatività, risentimento, avversione aprioristica verso ogni elemento di novità nel quale non si sappia che ruolo si potrà avere, e così via.


Pulsioni tutte caratterizzate, per ragioni di maggior sicurezza, da una forte tendenza a degenerare, trasformandosi in invidia, cinismo, perfidia, cattiveria gratuita, ferocia, non appena si verifichino situazioni di crisi del contesto, nelle quali gli individui, spezzati gli argini delle regole, tendano con maggiore determinazione ad affermarsi immoralmente.


Questo per far sì che sussista sempre un alto livello di garanzia che possa affermarsi solo chi è in grado, attraverso i gesti positivi, di superare, mediare, risolvere, quel regime di odio che è tanto più elevato nella società, quanto maggiore è la sua crisi.


Ovvero solo chi  –  di fronte all’odio degli altri – sia in grado di trasformare la sua velleità di riconoscimento in volontà (volontà come insieme di condizioni atte a poter volere) di essere riconosciuto attraverso le opere che concretamente è in grado di compiere.


Va da sé che, come strumento ulteriore di controllo, rivolto questa volta a impedire la velleità di odio, cioè che l’odio possa esplicarsi illimitatamente, impunemente e senza ragione, anche l’esercizio eccessivo o improprio delle pulsioni negative tenderà ad attirare sugli iniqui, a opera dell’universo positivo, forme di penalizzazione corrispondenti alla qualità e quantità di iniquità di cui si siano resi responsabili.


Si osservi infatti che – ferma restando la volontà di affermarsi senza le opere, che sussiste in qualunque stadio (raggiungere il massimo risultato con il minimo dell’impegno) – generalmente l’universo positivo prevale su quello negativo.


Questo perché il concetto di positività implica il dare, così come il concetto di negatività implica il non dare e il togliere, e ciò, poiché il riconoscimento è fondato sul ricevere, tende a causare il prevalere del meglio rispetto al peggio.


  • Avv. Alfonso Luigi Marra

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